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Lui & Lei

Dalle otto alle otto per ventiquattr’ore - INCIPIT


di Parrino
08.11.2022    |    1.866    |    1 9.0
"Non posso non tornare con la mente alla tua pelle coperta dal mio seme..."
Il tiepido sole di primavera s'insinua tra le fessure delle tapparelle, rivelando in penombra la stanza intorno a me e illuminando il quadrante della sveglia alla mia sinistra, quanto basta per scoprire che ho ancora pochi minuti. Pochi istanti prima che il nostro magico universo deflagri in una miriade di frammenti destinati a tramutarsi in ricordi al contempo dolci e amari. Pochi attimi per sperare di saziarmi di te. Attimi preziosi, da catturare e fissare nella mente, immagini confuse, sensazioni dalla forza prorompente.
Stringo il tuo corpo nudo e inerme. La tua pelle di seta si fonde con la mia e il nostro calore ci circonda, intrappolato dalla leggera trapunta che cela ai miei occhi le tue forme sinuose e seducenti.
Il tuo respiro, profondo e regolare, mi impone di non strapparti ancora al mondo dei sogni. Il mio, invece, ben più corto e rapido, tradisce uno stato d'animo del tutto diverso. I tuoi morbidi seni e i tuoi capezzoli prominenti premuti contro il mio fianco, la leggera peluria del tuo sesso aderente alla mia coscia, la tua gamba destra avvinta alla mia, il contatto con la tua carne, la stessa che poche ore fa ho assaporato in ogni centimetro, la stessa che ho divorato con ardore, la stessa che ho baciato, morso, leccato, mentre suggevo avidamente ogni goccia del viscoso piacere sgorgante dalla tua intimità, quella stessa carne che ho violato con inevitabile brutalità, non può lasciarmi indifferente. Non può non donarmi un brivido, un senso di calore al basso ventre, un fremito che porta il mio membro a guadagnare consistenza, almeno in parte.
Ti scosto delicatamente i capelli dal viso per bearmi delle linee rilassate del tuo volto. La tua guancia sul mio torace è quasi una piuma. Sfioro l'altra, seguendone i contorni fino al mento. Disegno le tue labbra con le dita, lasciando che il tuo respiro le accarezzi. Ripenso all'effetto della tua bocca su di me, ripenso ai tuoi baci umidi e lascivi, ripenso alla tua bocca che prende possesso della mia, per poi fare lo stesso col resto del mio corpo. Ripenso alla tua lingua voluttuosa sul mio sesso, umettarlo e percorrerlo fino a renderlo turgido, imponente, pronto per riempirti, dilatarti, strapparti gemiti e sospiri, grida di piacere e di dolore mentre il tuo corpo, offerto e usato, si arrendeva al mio volere.
Le palpebre serrate nascondono il tuo sguardo ai miei occhi. Quello sguardo ardente, tentatore, peccaminoso. Quello sguardo che quasi t'incendia quando lo incroci. Lo ricordo ancora riflesso nello specchio mentre, tirandoti per i capelli, ti costringevo a guardare il tuo corpo prono sottomesso a me, il tuo viso teso e in apnea intanto che affondavo deciso tra i tuoi glutei sodi e arrossati. Lo ricordo ancora fisso nel mio, con un sorriso a illuminarti il volto e l'imbarazzo a colorarti le gote mentre sfilavi fra strade e occhi stranieri con abiti che coprivano meno di quanto mostrassero. Lo ricordo incontrare lo sguardo dei passanti, di uomini sconosciuti che ti osservavano con tanta intensità da sentire i loro pensieri indecenti correrti lungo la pelle fino ad insinuarsi tra le tue gambe; di ragazzini dall'espressione incredula e allibita che avrebbero sfruttato in solitudine il tuo ricordo per placare la loro voglia, stringendo e stimolando i loro membri tesi fino a impregnarsi la mano del loro stesso seme, immaginando quel fluido salato spandersi sul tuo viso e sul tuo corpo; lo sguardo severo delle donne, impegnate a disprezzarti solo per scacciare dalla mente l'invidia e il rimpianto dovuti al non essere te. Lo ricordo bene il tuo sguardo in quei frangenti, uno sguardo carico d'eccitazione e imbarazzo, voglia e timore, ricordo la tua mano stringere la mia per trovare il coraggio di andare avanti, continuare quella sfilata con la grazia d'una principessa e l'aspetto d'una troia.
M'inebrio del tuo odore mentre continui a dormire serena e indifesa tra le mie braccia. Un delicato odore di donna, di pulito, di freschezza. Non posso non tornare con la mente alla tua pelle coperta dal mio seme. All'aroma acre e pungente che il frutto della mia eccitazione ti aveva lasciato addosso. Lo stesso col quale ti ho costretta a mostrarti al mondo. Era troppa la mia voglia di lasciarti sporca di me, e troppa la perversione insita nel tuo essere per negarmi questo piacere. Guardarti indossare i pantaloni mentre rivoli bianchi ti colavano lungo le cosce, uscire in strada sapendo la tua bocca impastata dei miei densi umori, baciarti e attirare a me il tuo corpo pregno dei miei e dei tuoi succhi mischiati insieme è stata una sensazione potente, indescrivibile, catartica.
Magari è questo a renderti così speciale ai miei occhi. Tutti hanno delle fantasie, voglie che bramano realizzare. Ed è già raro trovare con chi condividerle. E' già raro avere qualcuno col quale poter essere sé stessi fino in fondo, mostrarsi senza remore né censure. Eppure, con te non è soltanto questo. Non sei semplicemente lo sfogo dei miei desideri più indicibili e osceni. Ne sei la fonte, la musa, la forza creatrice e ispiratrice. E' su di te che si plasmano le mie voglie, è in base a te che si formano, prendono vita, iniziano ad urlare nella mia mente, tanto forte da rendere impossibile ignorarle. Le stesse voglie che avrei dovuto soddisfare nelle ultime ventiquattro ore. Queste ventiquattro ore da vivere in un altro mondo, nel nostro mondo. Queste ventiquattro ore di assoluta libertà che volgono al termine e che non hanno saziato affatto la mia voglia di te. Così come non l'hanno fatto questi ultimi minuti. Non sono sazio. Forse non lo sarei mai.
Ma il tempo scorre implacabile, e il nostro finirà tra pochi secondi soltanto. Quanto basta per ritrarre il braccio che ti cingeva le spalle e la mano che ti accarezzava il viso, adagiarti sul cuscino e rimboccarti le coperte, prima di sfiorare le tue labbra con le mie un'ultima volta e fare che il mio e il tuo tornino ad essere due corpi distinti attratti da una forza irresistibile.
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